Camillo Oblach
Così scriveva Gaetano Poloni nel "Giornale
di Vicenza" il 16/11/54 : "Camillo Oblach, concertista e insegnante
di violoncello di reputato valore, si è spento a Bologna giovedì
scorso per un attacco cardiaco", e dopo aver illustrato vita e
opere dell'Artista così terminava: "forte tempra di artista,
di esecutore e di educatore, la sua non lunga giornata fu tutta un amorevole
impegno, una tenace volontà di lasciare sicura e amorevole impronta
di se stesso. Questo suo innato e generoso slancio nel vasto campo della
sua attività di interprete e di docente, non fu mai disgiunto
da una severa disciplina di studio, né da un assiduo e scrupoloso
senso di autocritica. Infatti sua era la spiccata virtù di suonare
con agevole e ordinata tecnica, con i vibranti accenti di una eloquenza
ora accesa, ora affabilmente meditativa nelle varie musiche che stilisticamente
cesellava specie dove la tradizionale cantabilità dell'"umano"
strumento richiedeva espressioni poeticamente emozionali. Ed ecco, così
d'un tratto, Egli ci ha lasciati: non sentiremo più dalle sue
doviziose dita e dalla sua generosa arcata quella musicalità
che nasceva da una coscienza sonora insolita, quell'eloquio ritmico
nell'articolazione di un palpitante fraseggio attraverso una proprietà
d'artista intelligente, caldo e squisitamente comunicativo.
Nato a Padova il 21 agosto 1895 da famiglia borghese,
s'era dato, fin dall'infanzia, tutto alla musica. Ebbe la fortuna, all'età
di sei anni, di iniziare i suoi studi in quella nutrita scuola di violoncello
dell'Istituto Musicale Cesare Pollini, e di avere per maestro Arturo
Cuccoli, allievo a sua volta di Francesco Serato e alla cui celebre
scuola fu educato riuscendo ben presto a primeggiare tra gli allievi
prediletti, tanto che, in maturità artistica, potè prendere
il posto lasciato dallo stesso Maestro al Teatro Verdi di Padova e in
manifestazioni di alto rillievo. I giornali dell'epoca si interessarono
frequentemente di questo giovane che, benchè dodicenne, entusiasmava
il pubblico "per la sua esecuzione pronta e sicura" "per
l'interpretazione piena di effetti eleganti" "per la perfetta
tecnica" "l'ampio e sonoro fraseggiare" "per l'ineguagliabile
cavata". Ma l'Oblach non si abbandonò ai facili allori di
"enfant prodige" e con serietà e costanza continuò
il lento e preciso studio di quello strumento, e, diplomato da poco,
veniva disputato da complessi cameristici di fama internazionale, chiamato
come spalla d'orchestra dai maggiori direttori, e Toscanini lo volle
nell'orchestra, composta da 98 professori che il 23 ottobre del 1920
iniziò le prove presso il Conservatorio di Musica di Milano e
che col grande Maestro doveva fare una lunga tournèe negli Stati
Uniti d'America. Nel marzo del 1922, in seguito a concorso, fu nominato
insegnante all'Istituto Musicale Civico di Cagliari dove l'11 giugno
1923, presso il Teatro Civico suonò in presenza di S.E. Mussolini
che lo pregò di bissare la sonata di Boccherini e gli offerse
una sua fotografia con dedica. Nel dicembre del 1924, in seguito a collocamento
a riposo del Prof. Cremonini, l'Oblach venne chiamato a coprire l'importante
cattedra di violoncello presso il Liceo Rossini di Pesaro. Qui fece
parte del trio Pesarese con Amilcare Zanella e Attilio Crepax. Nel 1925
vinse, sempre per concorso, l'ambita cattedra di violoncello del Liceo
Musicale di Bologna ove insegnò per 28 anni. E molto lo si sentì
nel campo concertistico accanto al maestro Fasano, alla Cicognari, alla
Scimeca, a Molinari Pradelli. Vinse inoltre per titoli l'importante
cattedra di violoncello del Regio Conservatorio di Palermo, ottenendo
una bellissima relazione dalla Commissione Giudicatrice. Vinse per titoli
ed esami e con brillantissimo esito la cattedra di violoncello del Liceo
Paganini di Genova. In Bologna il 13 aprile 1934 ricostituisce con Enrico
Campaiola, Alessandro Materassi e Federico Barera il Nuovo Quartetto
Bolognese, più tardi forma il Trio del Liceo Musicale con Enrico
Campaiola e Nino Rossi, e altro trio con Renato Fasano, Ettore Bonelli.
Il ruolino dell'attività concertistica di Camillo Oblach contiene
i nomi delle più quotate sale da concerto italiane ed estere,
e tra le manifestazioni più significative cui egli ha partecipato,
lo ricordiamo nell'Orchestra dei Solisti Italiani diretta da Antonio
Guarnieri a Cremona nel 1937 per le celebrazioni di Antonio Stradivari
e nel 1940 a Genova per le celebrazioni di Nicolò Paganini. La
grande guerra del 40-45 portò un rallentamento particolarmente
in Italia di tutte le manifestazioni a carattere artistico, ma l'Oblach
col celebre Quartetto di Roma composto da Oscar Zuccarini (I° violino) Francesco Montelli (suc. Ivo Martinini) (II° violino) Aldo Perini (viola) Camillo Oblach (violoncello) girò tutti i paesi d'Europa ( Germania, Francia,
Spagna, Austria, Cecoslovacchia, Finlandia, Norvegia, Danimarca, Inghilterra).
Innumerevoli sono stati i Concerti come solista, in duo o con orchestre
eseguiti presso la radio Italiana, Tedesca e Svizzera.
Da parte dei critici più autorevoli vennero
a Oblach i più ampi riconoscimenti per le sue qualità
eccezionali e i giornali si occuparono spesso di lui anche per un curioso
fatto che interessò la cronaca e perfino la pagina a colori della
Domenica del Corriere, che
in quel tempo era il settimanale più diffuso e importante. Vale
la pena di riportare integralmente la nota di cronaca del Giornale dell'Emilia
del gennaio del 1949 che descriveva l'avvenimento: "un caso piuttosto
singolare è toccato in questi giorni al noto violoncellista Camillo
Oblach reduce da un giro di concerti all'estero. Alla frontiera di Tarvisio
un baffuto e autoritario doganiere austriaco pone subito gli occhi sul
voluminoso astuccio del violoncellista" "volete aprire, per
favore?" l'Oblach apre prontamente "ho roba di grande valore"
esclama il doganiere dopo aver osservato attentamente lo strumento "certo
è della vecchia scuola Italiana?" "è un Nicola
Gagliano" risponde l'altro "allora qui ci casca un bel po'
di dazio" "ha no" risponde il passeggero "lo strumento
fa parte del mio bagaglio professionale, io sono appunto un violoncellista"
"e
chi me lo prova?" "ma
non le bastano i
documenti?" "Non mi bastano, potrebbero essere falsi"
"e
allora!" "allora si metta a suonare!" non
c'è niente da fare, il doganiere insiste e il musicista deve
ubbidire. Estratto lo strumento, mentre tutti si fanno attorno il musicista
attacca il Notturno di Chopin. A mano a mano che le note si liberano
dolcissime dallo strumento, la grinta del doganiere si schiarisce, l'espressione
dei suoi occhi si addolcisce e in breve è in estasi. Alla fine
del pezzo il funzionario stringe calorosamente la mano all'artista "Scusatemi"
dice con voce sommessa, piena di accenti di riconoscenza "sapevo
anche prima che voi non eravate un contrabbandiere, ma tra queste rocce
selvagge sono così rare le occasioni d'ascoltare un po' di buona
musica". Un altro fatto che fece parlare coloro che ne vennero
a conoscenza e che fece scalpore per il periodo nel quale avvenne fu
il 7 novembre del 1943, alcuni ufficiali della Wermacht, di passaggio
con una vettura da Riccione, venuti a conoscenza della presenza del
musicista, luogo ove era sfollato con la famiglia, in piena notte si
sono fermati e recatesi nell'abitazione si sono fatti aprire chiedendo
di entrare per poterlo sentire suonare, dopo avere ascoltato una suite di Bach ed altri brevi pezzi, il colonello Hans Ahdler e gli altri tre militari hanno ringraziato lasciando una firma a ricordo della "serata".
Ma a Camillo Oblach il periodo non fu certamente favorevole: nel
1915 all'età di 20 anni fu richiamato e assolse il dovere di
soldato e il dopoguerra fu lungo e difficile. In pieno periodo di
ripresa, la seconda guerra mondiale, aveva allora 45 anni innumerevoli
problemi tormentavano l'Italia e il campo artistico fu nuovamente
trascurato per ben cinque lunghi anni. Il 1946 lo rivide sulla breccia,
la guerra era finita, l'Oblach
riprese l'insegnamento al Conservatorio e l'attività concertistica.
Lo si sentì a Roma all'Accademia di S.Cecilia, alla Filarmonica,
all'Eliseo, all'Argentina con l'Orchestra dell'Augusteo, a Milano
con l'Orchestra della Scala, a Firenze e a Bologna con quella del
Comunale, a Torino con quella della RAI, sempre con successo, rinnovando
il repertorio, portando musica nuova, musica moderna. Lo si sentì
il 22 aprile 1948 al Teatro Comunale di Bologna col concerto N°
2 per violoncello e orchestra di P. Hindemith e al Teatro Argentina
con la Sinfonia concertante per violoncello e orchestra di Goesta
Nystroen sotto la direzione del maestro Ferdinando Previtali, e nel
1950 la sua disponibilità era esaurita avendo richieste di
concerti da tutto il mondo. Ma proprio quell'anno fu fatale per lui.
Il 19 luglio 1950 a Chiavari, ove si trovava per concerti, una paresi
lo colpì nella parte destra del corpo immobilizzandogli completamente
il braccio. Venne curato amorevolmente dal Primario dell'ospedale
Prof. Giuseppe Vitale, cultore d'arte musicale e violinista dilettante
e dopo due anni di cure e sacrifici enormi riuscì a riprendere
lo strumento ed a esibirsi in sale da concerto e lo si senti alla
radio in un bellissimo "Adagio con variazioni" di Ottorino
Respighi. |
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Chi avesse registrazioni di concerti (anche trii, quartetti) che la RAI non possiede più nelle sue nastroteche, è pregato di comunicarcelo.
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